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    I lunghi Giochi fatti su Taranto, il ruolo del Governo verso il 2026

    February 22, 2023

    Editoriale del Corriere del Mezzogiorno del 22.02.23 firmato da Michele Pennetti

    Come per le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina, la marcia di avvicinamento ai Giochi del Mediterraneo 2026 assegnati a Taranto procede a singhiozzo. Non è solo la partita dei finanziamenti a renderla sconnessa. Piuttosto, impensierisce la svalutazione metodologica di un avvenimento che non può essere derubricato a solo evento agonistico, con il rischio posteriore di vanificare il lavoro triangolare compiuto all’epoca del primo esecutivo di Giuseppe Conte da Regione Puglia (attraverso l’Asset coordinata da Elio Sannicandro), Comune (principalmente nella figura del sindaco Rinaldo Melucci) e Coni (sulla spinta del suo presidente Giovanni Malagò). La polemica sui ritardi, a livello locale, è già divampata. La presa di coscienza, a livello centrale, è in corso visto che il dossier è finito nelle mani dei ministri Raffaele Fitto e Andrea Abodi. Al quadro generale, però, manca la pennellata che innalzi lo status dei Giochi senza relegarli a una semina di impianti sportivi, peraltro utilissimi, o a una ripartizione di medaglie fra atleti di 26 Paesi. Quel tocco può darlo soltanto il governo. Riaffermando la levatura di Taranto su alcuni piani sensibili: il suo ruolo geopolitico, la sua reattività a prestarsi per le battaglie a difesa dell’ambiente, il suo immenso patrimonio culturale.

    In tutti e tre i casi, è la storia ad argomentare. Da sempre la città ha un peso militare (la base navale della Marina) e commerciale (il porto) sul Mediterraneo. Declinarlo sotto il segno della pace e dell’interazione con gli Stati delle altre sponde, proprio mentre in Europa ricorre l’anniversario dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, può funzionare da complemento – per esempio – alla strategia energetica attuata da Giorgia Meloni con l’accordo sul gas in Algeria. Non fosse sufficiente, i Giochi rappresentano una via di fuga dallo stagno dell’ex Ilva e viaggiano parallelamente alla rotta della riconversione che lo stesso presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabé, ha annunciato qualche giorno fa con l’accensione dei forni elettrici entro il 2033. Dopo decenni di veleni, morti e inchieste, evidenziare un modello di metamorfosi industriale porta linfa ai contenuti che l’Italia deve srotolare sul tavolo europeo della transizione ecologica. Quanto alla grande bellezza, da promuovere a magnete di turismo globale, la testimonianza più fedele resta il museo MarTa. Sono carte già scoperte, che il governo può giocarsi senza spendere troppa fatica. Basta impiegare i Giochi 2026 come mezzo per un fine: cambiare, in meglio, Taranto e con essa la narrazione che si fa di un pezzo altamente simbolico del Mezzogiorno.